giovedì 8 dicembre 2016

Tecnofobia: la fobia per la tecnologia


Per i “nativi digitali” potrebbe sembrare difficile da credere ma esiste una vera e propria fobia della tecnologia: è la tecnofobia.
In termini epidemiologici, alcuni studi hanno dimostrato che circa un terzo della popolazione nei Paesi industrializzati soffre di ansia da computer, con percentuali attorno al 5% di presenza di veri e propri tecnofobici. A soffrire maggiormente di tecnofobia, inoltre, sembrano essere le donne, sebbene questo sbilanciamento di genere stia svanendo nelle ricerche più recenti.

Lo stress da tecnologia, che ha come sintomatologia specifica l'ansia, l'irritabilità, il mal di testa e la difficoltà ad interagire con il computer; diviene una vera e propria fobia quando scatena avversione totale e incontrollata verso i computer, cui si affianca una manifestazione acuta d'ansia, che può comparire al solo pensare un eventuale utilizzo dei computer; ansia che si traduce in impossibilità ad utilizzare il computer, anche quando questo venga riconosciuto potenzialmente, con importanti conseguenze invalidanti, a diversi livelli.
Per quanto riguarda le variabili antecedenti e correlate, il costrutto di tecnofobia è stato spiegato in letteratura facendo ricorso sia ad abilità cognitive matematiche sia a fattori di personalità; in modo particolare, i tecnofobici mostrano alti livelli di nevroticismo.
Secondo un team di ricercatori britannici, dell’Università di Bath, inoltre, questa particolare fobia, potrebbe essere già scritta nei geni del piccolo ancora dentro la pancia della mamma, o, meglio nei suoi ormoni.
Sarebbero proprio gli ormoni le “spie”, che rivelano e consento la diagnosi prenatale della tecnofobia: nello studio, pubblicato sulle pagine della rivista Personality And Individual Differences, l’esposizione prenatale al testosterone ha un impatto sullo sviluppo del cervello, modificando l’atteggiamento del soggetto nei confronti della tecnologia durante la vita, rendendone più facile la comprensione o l’utilizzo.

Alcuni si sono chiesti se l'ansia da computer e la tecnofobia corrispondano ai criteri diagnostici del DSM-IV-R per le fobie specifiche.
In modo particolare, Thorpe e Brosnan nel 2005, dopo una serie di ricerche empiriche, sono giunti alla conclusione che la tecnofobia potrebbe essere presente nel DSM-IV-R tra i disturbi fobici specifici, presentando tratti comuni per livelli di ansia percepiti e pensieri persistenti. In modo particolare le sovrapposizioni con altre fobie specifiche riguardano una paura riconosciuta essere dai tecnofobici eccessiva ed irragionevole, una risposta d'ansia alla sola presenza di computer o addirittura l'insorgere dell'ansia anche solo immaginando l'immediato utilizzo del computer, ed infine l'evitamento di situazioni in cui si è costretti all'utilizzo del computer, con ovvie ricadute, specie in termini di benessere, crescita e soddisfazione occupazionale.
A queste condizioni, Rosen e Weil, in uno studio del 1995, hanno aggiunto, affinché si parli di vera e propria tecnofobia, la presenza di dialoghi interni auto-critici durante l'utilizzo del computer o di altra nuova tecnologia.
Oggi la tecnofobia è prevenibile con programmi di azzeramento informatico e con sessioni di utilizzo delle tecnologie supportate da tutors. Dal punto di vista dell'intervento clinico, Brosnan, nel 1998, ha sviluppato un intero programma di riduzione della tecnofobia, che consente di controllare ed arginare tale fobia con sessioni di desensibilizzazione all'oggetto computer o con singole sessioni da un'ora di controllo d'ansia, cui si fa seguire, a casa, la lettura di un manualetto che permette ai soggetti di potenziare le proprie strategie di coping.

Se la tecnologia vi fa paura, anche solo il pensiero di utilizzarla, sfruttarla o l’ipotesi che possa far parte della vostra vita vi terrorizza, potete finalmente dare un nome a questo vostro timore, armarvi di computer ed impegnarvi a combatterlo!

"Ci sono pochissimi mostri che giustificano la paura che abbiamo di loro." (André Gide)

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