giovedì 8 dicembre 2016

I benefici del Videogaming sull'attività cognitiva




L’ultima buona notizia per i videogiocatori arriva da Berlino, dove un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute ha condotto uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sul loro sito Max Planck Society e su Molecular Psychiatry.

I ricercatori hanno voluto osservare in che modo i videogiochi possono influenzare la plasticità del cervello (cioè la sua abilità di cambiare la propria struttura fisica nel tempo), visto e considerato che videogiocare è un’attività che prevede complessi stimoli cognitivi e motori e che contribuisce ad allenare svariate abilità.
Per fare questo è stato chiesto a ventitré adulti di 24 anni circa di giocare a Super Mario 64 per circa mezz’ora al giorno nell’arco di due mesi. Facendo delle rilevazioni tramite risonanza magnetica, e confrontandole con quelle di un gruppo che nello stesso periodo non aveva giocato ad alcun videogioco, è stato rilevato che per i videogiocatori sussisteva un “significante incremento di materia grigia” in ben tre aree del cervello: la formazione dell’ippocampo destra, la corteccia prefrontale dorsolaterale destra e il cervelletto bilaterale. Queste regioni sono responsabili di funzioni quali “navigazione spaziale, pianificazione strategica, memoria di lavoro e performance motorie”. Non solo, ma i cambiamenti sono stati più evidenti nei soggetti in cui il desiderio di giocare era maggiore.


Simone Kühn, scenziato superiore del Center for Lifespan Psychology del Max Planck Institute for Human Development, nonché leader dello studio, ha affermato: «Mentre studi precedenti hanno mostrato le differenze nella struttura cerebrale dei videogiocatori, il presente studio dimostra il collegamento causale diretto tra il videogioco e un incremento volumetrico del cervello. Questo prova che aree specifiche del cervello possono essere allenate attraverso i videogiochi.» I ricercatori ritengono che i risultati dello studio indichino che giocare ai videogiochi potrebbe aiutare a contrastare patologie che causano la riduzione della massa cerebrale quali schizofrenia, Alzheimer o Parkinson. 

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