venerdì 9 dicembre 2016

Pokemon Go: un aiuto inaspettato


All'inizio dell'estate 2016 il mondo è stato travolto da una vera rivoluzione nel campo dei giochi per smartphone: il lancio di Pokemon Go, applicazione sviluppata da Niantic che riguarda l'ormai famosissimo mondo dei Pokemon, è stato probabilmente il primo gioco a realtà aumentata che sia davvero riuscito a fare breccia nel mercato dei giochi per dispositivi cellulari. Il principio dell'applicazione è semplicissimo: il giocatore, che impersona un "allenatore" di queste creaturine, deve macinare il maggior numero di chilometri a piedi, andando alla ricerca di ogni Pokemon e collezionando oggetti presenti anche nei precedenti videogiochi.

Sembra quindi che la base di questo gioco sia fare uscire di casa i giocatori, magari facendoli interagire anche tra di loro. Purtroppo l'obiettivo è stato raggiunto solo in parte: gli allenatori escono di casa a camminare, ma a quanto pare non socializzano troppo fra di loro, anzi. Numerosissime sono state infatti le notizie riguardanti incidenti legati all'utilizzo di questa applicazione, da furti e rapine a ragazzini attirati in un certo luogo grazie al gioco a incidenti stradali causati dall'uso dello stesso alla guida.

Tuttavia, arrivano anche notizie positive, e inaspettate, riguardanti il gioco: sembra che sia in America che in Olanda alcuni ricercatori abbiano intravisto nell'applicazione un possibile aiuto contro l'autismo e la sindrome di Asperger. Numerose sono infatti le testimonianze di genitori che raccontano di come i loro figli autistici, prima impossibilitati a uscire di casa, si spingano a cercare le creaturine digitali e a interagire con i coetanei per avere informazioni riguardo il gioco. Peter Faustino, invece, psicologo scolastico di New York, commenta: "Il videogioco rappresenta un 'gancio sociale' che permette di condividere un'esperienza".
Dall'Olanda, invece, l’entusiasmo per la nuova app della Nintendo, definita una “manna per gli autistici”,  nasce dall’ Istituto di cura  “Parsassia Groep”,  nel cui sito effettivamente si legge  un report che affermerebbe che  Pokemon Go “aiuta gli autistici”. Tutta l’evidenza scientifica della scoperta è nella testimonianza di Lex Brouwer,  un infermiere psichiatrico che lavora al centro per l’ autismo Dijk & Duin dell’ Istituto Parnassia.


Ovviamente tutto queste idee sono solo ipotesi: non esiste ancora prova di validità scientifica che sostenga questa tesi. Tuttavia è un campo che si presta facilmente a sperimentazioni, e dal potenziale pressoché illimitato. Quindi perché non provare?



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